sabato 10 dicembre 2011

Un pezzo corre 'l ca', 'n pezzo corre el lepre

Espressione di evidente matrice contadina e portatrice perciò di una concezione del tempo sostanzialmente ciclica, essa rispecchia due caratteristiche che stanno alla base della civiltà marchigiana: da un lato il fatalismo quasi balcanico (non si deve d'altronde dimenticare l'apporto demografico e culturale che la regione Marche ebbe dall'emigrazione slava nel basso Medioevo), dall'altro una fiducia, che è a volte più misticheggiante che religiosa o cattolica in senso proprio, in una futura, necessaria giustizia non solo celeste, ma applicata già tra gli uomini e sulla terra.
Non a caso Glauco Maggioli, dottissimo traduttore e esegeta di romanzi russi per la piccola, coltissima casa editrice "Lo ràgheno* d'oro" di Barbara (AN), volle insierire nel suo commento a "Il maestro e Margherita" di Michail Bulgakov una riflessione su quel vago quanto promettente "Tutto sarà giusto", pronunciato da Voland in uno degli ultimi capitoli del capolavoro. Eccola: "Ora il procuratore di Gerusalemme, liberato della propria immane colpa, può correre gioiosamente con il proprio cane Banga, che per le lune di duemila anni ha condiviso incolpevole la pena del proprio padrone; adesso il cane balza e scatta, leggero. E si può ben dire, mutuando un detto popolare, che se finora ha corso la lepre, ora può correre il cane, e con esso librarsi a più alte sfere l'anima del quinto procuratore della Giudea" (G. MAGGIOLI, Saggi letterari e ricette delle crespelle, Barbara 1971).
L'utilizzo del modo di dire, nel parlato quotidiano, ha ovviamente meno a che fare con tali beghe teologiche: lo si pronuncerà invece in occasione di improvvisi rovesciamenti del destino ("He isto que j'è successo a lia? Discorrea discorrea dei fioli del'altri, che non era boni e non sapea fa', e adè j'è armasta pregna la fija". "Eh, ma tant'è cucì: 'n pezzo corre 'l ca', 'n pezzo corre el lepre...") o di fronte all'arroganza altrui ("E na madonna de' me tira el culo a vede a quelli che fa i grossi! Tocca che j'ardigo qualco'...". "Te 'n te ne pia': 'n pezzo corre el ca', 'n pezzo corre el lepre, toccherà a sta' zitti pure a lora"). Insomma, la formula si utilizza sia come auspicio fiducioso di cambiamento di un certo status, sia come prova a posteriori che le cose dovevano necessariamente mutare. Vi è insomma una certa carica filosofica, come detto: le cose devono cambiare perché devono, perché la vita ha un suo ciclo e non ammette eterne permanenze ed egemonie infinite.
Lo stesso Giacomo Leopardi, uno dei cervelli più raffinati prodotti dalle Marche e dall'Italia, fece una sera ricorso al modo di dire. Nel salotto di casa Leopardi, infatti, intorno al venerando padre, il conte Monaldo, stava allora infuriando una discussione filosofica tra i membri della famiglia, certi prelati invitati a cena, degli eruditi locali e un allevatore di tori (presente lì per puro caso ma deciso a dare il proprio contributo al dibattito): mentre questi discutevano, entrò nella stanza Giacomo, reduce da una delle proprie massacranti sessioni onanistiche, e gli fu immediatamente chiesto di spiegare in termini brevi e leggibili l'idea vichiana dei corsi e ricorsi e delle differenti età delle civiltà, sulle quali appunto l'uditorio si confrontava. "Que ho da divve?", scosse le spalle il gobbetto, "Miga 'n è difficile: 'n pezzo corre 'l ca', 'n pezzo corre 'l lepre. E adè scusademe, tocca che troo na rima cu sole, ché quele cazzo de viole non è de stagio'..." (quella sera stessa Giacomo fu pestato con la cinghia dal padre; evento traumatico ma utile, in un certo senso, perché gli diede occasione di scrivere un lamento in ottave strambotte. Questo ed altre interessanti aneddoti nel prezioso lavoro di ERMES LATINI, I grandi felini nella letteratura italiana, Montalto Marche 1921).
V'è da dire, tuttavia, che - forse proprio grazie a Giacomo Leopardi - la locuzione ha una sua presenza e vitalità anche nelle lingue straniere, e non è confinata al solo ambito colloquiale e familiare. Abbastanza recentemente, ad esempio, nella "Zeitschrift für Politikwissenschaft" (Rivista di scienza politica) dell'Università di Mannhein è apparso il contributo del professor Otto Nurdiewurst, luminare nel campo degli studi geo-strategici, nel quale si demolisce la teoria di Francis Fukuyama sulla fine della storia. Piuttosto noto è il lapidario giudizio verso la fine dell'articolo: "Der Amerikaner beschreibt also die geschichtliche Evolution als ein Athletenrennen mit einem bestimmten Ziel, nach welchem das Rennen eigentlich sinnlos wird... Doch Fukuyama hat vergessen, dass die Geschichte bei dem Ring eines Stadion rennt, und außerdem ähnlicher einem Staffellauf ist. Deshalb läuft der Hund manchmal und manchmal der Hase; und die Geschichte, sowie der Wettkampf, ist nicht am Ende" ("L'americano descrive dunque l'evoluzione storica come una corsa atletica con un traguardo stabilito, dopo il quale la corsa diviene per sua natura inutile... Fukuyama ha tuttavia dimenticato che la storia corre sull'anello di uno stadio ed è inoltre più simile a una staffetta. Perciò a volte corre il cane e a volte la lepre; e la storia, così come la competizione, non è finita". Vedi anche O. NURDIEWURST, Miscellanea di insulti stentorei su temi troppo serî per essere lasciati al patetico giudizio dei non europei, ed. it., San Benedetto del Tronto 2009).
D'altra parte, è anche possibile che l'espressione sia patrimonio della civiltà classica europea da tempi remotissimi. Lo prova il commento al Vangelo di Giovanni, ritrovato qualche tempo fa nelle cantine vaticane accanto agli otri con cui il vino di Morro d'Alba veniva spedito ai Pontefici. L'autore di tale commento, conosciuto dagli addetti ai lavori semplicemente come Anonimo marchigiano, riflette sul ben noto Prologo del verbo, proponendo una correzione all'incipit. A suo dire, infatti, "Non ha senso veruno che al principio fosse il verbo (Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος), dacché siffatto verbo non l'ha veduto niuno, né ai campi, né sulle piagge sui monti, né in città; e nemmanco se ne sente parlare nelle croniche d'oltremare e di Barbaria, e niuno saprebbe descriverlo... Molto meglio sarebbe, a mio giudizio, supporre che si abbia a che fare qui con la mera svista d'uno scriba stanco, e che all'inizio sul prato del Signore zompettasse piuttosto un lepre (Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λαγώς): poi Domine Dio avrà creato il cane, sibbene Giovanni non lo scrive, ma egualmente si comprende. E da allora corrono cane e lepre, siccome vediamo anche oggi, e la vita dell'uomo non che è pendolo fra tali due corse...". Cfr. anche AA. VV., L'ubriachezza molesta come anticamera del misticismo, Belvedere Ostrense-Stuttgart 1977.
Sia come sia, che l'esistenza e l'esperienza umana si strutturino come un ciclo, in cui ad ognuno è comunque data un'opportunità, è convinzione comune nello "way of life" marchigiano. Motivo per cui anche la bonaria e sorridente inazione non è sempre rassegnazione, ma è sovente fiduciosa attesa di un diritto naturale.


* Lucertola.

2 commenti:

  1. Lucky Club - Live Casino Site - Lucky Club
    Lucky Club is a Live Casino where you can get live entertainment, Lucky luckyclub.live Club offers a LIVE Entertainment experience, live entertainment, and a free online

    RispondiElimina
  2. Harrah's Atlantic City - MapYRO
    Find 수원 출장샵 Harrah's 화성 출장샵 Atlantic 여수 출장샵 City, New Jersey, United States, ratings, photos, prices, expert advice, traveler reviews and tips, and 의정부 출장안마 more information 남원 출장샵 from

    RispondiElimina